Malattia di Parkison e Alimentazione

Nella malattia di Parkinson una corretta alimentazione, non intesa come sacrificio o privazione, ma come un regime alimentare essenziale per mantenere un buono stato di salute, è fondamentale. Infatti è scientificamente dimostrato dagli stessi pazienti che una dieta ipoproteica a pranzo migliora l'efficacia della terapia farmacologica a base di levodopa e che un'alimentazione equilibrata diminuisce il rischio di malattie metaboliche (colesterolo elevato, diabete), di malattie cardiovascolari e di malattie a carico del sistema osteo-articolare.

La necessità di una dieta particolare, per i pazienti parkinsoniani in terapia con levodopa, è emersa dal fatto che i pasti possono interferire con l'efficacia della terapia farmacologica. La levodopa è un amminoacido neutro, che per essere assorbito, utilizza un trasporto attivo con consumo d'energia; quindi tutto ciò che può rallentare l'assorbimento intestinale può portare ad una riduzione della quantità di farmaco disponibile per il trasporto a livello cerebrale, riducendo di conseguenza l'effetto della terapia farmacologica.

Consigli per la corretta assunzione della levodopa

Per un assorbimento ottimale la levodopa dovrebbe essere assunta tra i 15 ed i 30 minuti prima dei pasti.

Attenzione però a due condizioni:

1) se insieme all'assunzione del farmaco si manifestano discinesie disturbanti: si può assumere il farmaco ai pasti, ottenendo in questo modo una riduzione del picco ematico (qualora le discinesie siano da picco dose). 

2) se la levodopa provoca nausea conviene assumerla con una piccola merenda a basso contenuto proteico (frutta o crackers ad esempio) o, se necessario, durante il pasto;

Il sottopeso e il sovrappeso nella malattia di Parkinson

Il calo ponderale è il maggior problema che il paziente affetto da Parkinson deve affrontare dal punto di vista nutrizionale: infatti la difficoltà a deglutire e a masticare, la depressione e  le gravi discinesie sono la principale causa del calo ponderale. Esiste però anche il problema opposto, ovvero il sovrappeso e l'obesità, soprattutto nei primi 10 anni di malattia. Essere in sottopeso o in sovrappeso mette a rischio la sopravvivenza del paziente stesso e favorisce inevitabilmente la comparsa di altre malattie metaboliche che possono compromettere negativamente l'andamento della malattia di Parkinson. E' fondamentale dunque mantenere una condizione di normopeso.

L'alimentazione bilanciata

La prima regola della corretta alimentazione è quella della varietà dei cibi. È dunque importante fare pasti regolari, correttamente bilanciati e vari. L'energia (intesa come calorie) assunta nella giornata, dovrebbe essere così suddivisa: 20% colazione, 35% pranzo, 35% cena, 10% spuntini. L'alimentazione bilanciata prevede l'assunzione di tre pasti principali: colazione, pranzo e cena e ad ognuno dei pasti devono essere presenti carboidrati, proteine, fibre e grassi. Nell'arco della giornata si consiglia di bere almeno 1,5-2 litri d'acqua: questa quantità va aumentata in caso di sudorazione profusa e nei periodi caldi dell'anno. Si può bere l'acqua sia a pasto che fuori pasto. Una buona occasione per imparare a bere molto è di assumere un bicchiere d'acqua ogni volta che si assumono i farmaci, oltre che durante i pasti. Si consiglia di non superare la quantità di 2 caffè al giorno. 

In conclusione, l'alimentazione corretta nella Malattia di Parkinson è importante per migliorare le condizioni di salute dei pazienti, prevenire eventuale comparsa di altre malattie e migliorare l'effetto dei farmaci. Per gestire una corretta alimentazione nel paziente affetto da Malattia di Parkinson è opportuno affidarsi a neurologi ed a nutrizionisti con esperienza specifica in questo settore. 

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